DISCLAIMER

E' molto importante che ogni singolo visitatore abbia ben chiaro che tutto quello scritto in questo blog riflette la mia personale esperienza. Tutto quello che viene pubblicato vuole essere solo una narrazione dalla quale ognuno può carpire alcune informazioni utili alla propria esperienza, ma NON garantiscono nessun successo, né che gli eventi accadono con le medesime modalità e successione con il quale si sono presentati al sottoscritto. Tutti i consigli forniti sono relativi al mio trascorso personale, questo non significa che la realtà sia necessariamente come da me descritta, nè tantomeno che troviate le stesse difficoltà/opportunità da me incontrate. Enjoy your reading!

giovedì 4 dicembre 2008

Perdonare: gli altri e noi stessi.

Io credo fortemente che quello che distinguo l'uomo dagli animali non sia l'intelligenza, ma il perdono.
Vorrei trattare un sacco intorno al valore del perdono, di quanto questo sia allo stesso tempo innalzato come valore fondamentale e dimenticato quotidianamente nelle proprie relazioni interpersonali.
Ci sarebbe anche da trattare sul fatto che se è difficile farsi perdonare dagli altri è pressochè impossibile perdonare sè stessi (ed infatti difatto di questo ho parlato, scusate ma ho scritto a braccio o sotto impulso di scrittura istintiva). Noi stessi siamo il nemico primario di noi stessi.
Passiamo le ore a rimuginare sulle cose che abbiamo sbagliato e non facciamo niente per cambiarle. Non ci si prova neanche. Ci si abbandona dinnanzi al nostro essere "abbietto" e lo si utilizza come scusa.
Nel libro che sto leggendo e da cui è tratto il racconto sopra il protagonista, Richard, viene portato in una terra in cui le persone vengono indottrinate nella credena che l'essere umano è corrotto e in quanto tale non possa essere degno di vivere liberamente ma viene ingabbiato in un'apparato sociale rigido in cui l'arte è utilizzata solo per illustrare la natura corrotta dell'uomo.Risultato:la gente perde la voglia di vivere e di coltivare le proprie capacità personali flagellata dalla propria natura di peccatori imperfetti.

Spesso questa è la situazione che viviamo interiormente. Siamo bravi a dispensare consigli e parole agli altri ma poi quando ci guardiamo dentro siamo incapaci di vederci con gli occhi clementi con cui possiamo (raramente ma possiamo) guardare gli altri. Il sè ci dice che siamo egoisti, cattivi, non abbiamo fatto la cosa giusta e non andiamo più avanti. Rimaniamo fermi ad aspettare che le cose cambino, accadano...

Altro elemento del perdono: gli altri.
Spesso gli altri si ergono a palidini di una situazione quando non sanno praticamente niente di quelle che le persone stanno vivendo. Lo facciamo tutti, lo faccio io che scrivo e lo fate voi che leggete.Tutti. Quando in realtà i problemi tra le persone devono rimanere nel chiostro sacro delle persone coinvolte, anche quando una di queste si decide a chiedere consiglio o a cercare sfogo. Siamo sempre bravi a dispensare giudizi, però poi la nostra situazione è sempre un qualcosa di diverso, un'eccezione, che gli altri non sono in grado di giudicare.

Il perdono è fondamentale sia darlo che riceverlo. E' ciò che veramente ci fa essere umani. Non credo che gli animali sappiano cosa sia il perdono. Non mi sembra di aver notizia di avvenimenti di questo tipo. Se qualcuno dovesse venirne a conoscenza me lo dica perchè mi sarò sbagliato (una volta più o meno non mi ferisce l'animo, no problem^_^).

Insomma, forse non vuol dire niente tutto quello che ho detto...però ci tengo a puntare l'accento sul fatto di non crocefiggerci quando sbagliamo perchè ci pensa comunque già il mondo. Quindi decidiamo che cosa fare...rimediare all'errore o perseverare in esso. Ma prima facciamo un atto di perdono verso noi stessi altrimenti non arriveremo da nessuna delle due parti. E allora sarà quello il vero errore.

Il B@rdo.

Allego un piccolo brano, un dialogo che mi ha colpito di un libro che sto leggendo.

La fila era ferma perchè il ufnzionario non stava ricevendo nessuno. Nicci non sapeva se dava udienza ai cittadini solo in momenti particolari. L'unica scelta che avevano era di rimanere in coda. La mattina continuò senza che la fila si muovesse di un centimetro. Dietro di lei, la folla aumentava.
"Non c'è bisogno che aspetti con me, Kamil" disse Nicci a bassa voce, dopo diverse ore. "Puoi tornare a casa."
Gli occhi del ragazzo erano rossi e gonfi. "Io resto." Sembrava molto sfiduciato. "Mi preoccupo per Richard" aggiunse, in un tono che sembrava tanto un'accusa.
"Anch'io mi preoccupo per lui, perchè pensi sia qui?"
"Sono venuto perchè ho paura per Richard e non so cos'altro fare. TUtti gli altri erano al lavoro o facevano la coda per il pane." Kamil si girò e si appoggiò contro la parete "Non credo che ti preoccupi per lui, ma non sapevo cos'altro fare."
Nicci spostò una ciocca di capelli sudati dalla fronte "Non ti piaccio,vero?"
Il ragazzo evito di guardarla negli occhi. "No."
"Ti dispiace se ti chiedo perchè?"
Kamil si guardò ripetutamente intorno per vedere se qualcuno stava spiando, ma tutti erano troppo immersi nei loro problemi.
"Sei la moglie di Richard, però l'hai tradito. Hai portato Gadi nella tua stanza. Sei una puttana."
Nicci battè le palpebre sopresa di quanto aveva sentito. Kamil si guardò di nuovo intorno e continuò.
"Nessuno di noi si spiega come mai un uomo come Richard stia con una come te. Tutte le donne che vivono nella casa e non hanno un marito, e anche quelle delle altre case, mi hanno detto che al posto tuo non sarebbero mai andate a letto con un altro uomo. Tutte mi hanno detto che non capivano come mai avessi fatto quello a Richard. Erano molto tristi per lui, ma Richard non ha voluto ascoltarci."
Nicci si girò. Non riusciva a sopportare il disprezzo negli occhi del ragazzo che l'aveva definita in quella maniera, anche se lo riteneva giusto.
"Non capisci la situazione" sussurrò.
Vide con la coda dell'occhio Kamil che scrollava le spalle. "Hai ragione. Non capisco. Non capisco come una donna possa fare una cosa tanto brutta a un marito come Richard, che lavora duro e si prende cura di lei. Per fare una cosa simile devi essere una persona cattiva che non si preoccupa del marito."
Nicci si accorse che stava piangendo. "Mi preoccupo di Richard più di quanto tu possa pensare."
Kamil non rispose. Lei si girò. Il giovane stava rimbalzando ritmicamente contro il muro. Era troppo arrabbiato per guardarla negli occhi.
"Kamil, ricordi quando siamo arrivati nella stanza?"
Lui annuì continuando a non fissarla.
"Rammenti quanto siete stati crudeli tu e Nabbi? Ricordi che lo avete minacciato e insultato con il coltello?"
"Ho commesso un errore" ammise il giovane, e sembrava sincero.
"Anch'io ho fatto un errore, Kamil." Nicci non si stava preoccupando di nascondere le lacrime, perchè metà delle donne in quella stanza stava piangendo. "Non posso spiegartelo, ma io e Richard abbiamo avuto una discussione. Ero arrabbiata con lui e volevo ferirlo.Mi sbagliavo. Ho fatto una cosa stupida. Ho commesso un terribile errore."
Tirò su con il naso e lo tamponò con un fazzoletto. Kamil la fissò di sottecchi.
"So che non è lo stesso genere di errore che avete fatto tu e Nabbi, ma è sempre un errore."
"Non desideri Gadi?"
"Gadi mi fa venire il voltastomaco.L'ho usato solo perchè era arrabbiata con Richard."
"Ti dispiace?"
"Certo che mi dispiace."
"Non ti arrabbierai e lo rifarai con un altro uomo, vero?"
"No, ho confessato a Richard che mi ero sbagliata, che mi dispiaceva, che non avrei più rifatto una cosa simile, ed ero sincera."
Kamil riflettè su quanto aveva appena sentito, osservando una donna che scuoteva un bambino per il braccio.Il piccolo continuava a piangere perchè voleva essere preso in braccio. La madre gli sussurò qualcosa e il bambino smise di piangere, ma tenne il broncio.
"Se Richard ti ha perdonata, allora posso farlo anche io. E' tuo marito. Siete voi che dovete chiarirvi." Le toccò un braccio "Hai fatto davvero un brutto errore, ma è finita. Non piangere più, ci sono cose molto più importanti adesso."
Nicci sorrise nonostante le lacrime e annuì
Tratto da "La fratellanza dell'Ordine" di Terry Goodkind